Monitoraggio della biodiversità in relazione all’applicazione degli standard di condizionalità: 4.2c, 4.6, 4.3 (olivo)

Authors

  • Claudia Corti Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Fausto Barbagli Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Lara Bassu Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Anna Rita Di Cerbo Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Pietro Lo Cascio Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Neftalì Sillero Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Valeria Nulchis Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Filippo Ceccolini Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Emanuele Paggetti Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Antonio Romano Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze
  • Paolo Bazzoffi CREA-ABP, Centro di Ricerca per l'Agro-Biologia e la Pedologia, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria
  • Marta Biaggini Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze

DOI:

https://doi.org/10.4081/ija.2015.749

Abstract

Nel presente lavoro vengono riportati i risultati relativi ai monitoraggi della diversità faunistica per i seguenti standard: 4.2c, 4.3 (olivo), 4.6. I risultati ottenuti sono nel complesso interessanti sia dal punto di vista metodologico sia per quanto concerne gli aspetti conservazionistici e gestionali. Emerge l’importanza di utilizzare più indicatori o gruppi tassonomici che comprendano taxa ecologicamente e funzionalmente diversi per valutare la “biodiversitàâ€. Relativamente allo sfalcio è stato osservato che una “blanda gestione†dei ritirati dalla produzione può favorire un certo incremento di biodiversità sia per quanto riguarda gli Artropodi, sia per quanto riguarda i Rettili. Risultati concordi sono stati osservati anche negli oliveti dove la gestione della vegetazione al suolo (sfalcio) sembrerebbe incrementare la diversità. Tuttavia è opportuno ricordare che l’effetto monitorato, almeno nei ritirati dalla produzione, non è quello immediatamente successivo all’azione meccanica che invece provoca danni diretti e immediati alla fauna (ferimento e uccisione). Emerge con evidenza dai dati raccolti anche l’importanza della presenza, all’interno degli agro-ecosistemi, di aree a minor disturbo antropico, naturali e semi-naturali: fasce ecotonali e ripariali, ma anche bordure dei campi. Viceversa l’uniformità del paesaggio e la presenza di grandi estensioni coltivate a monocoltura rappresentano elementi sfavorevoli alla biodiversità animale. Nel monitoraggio attraverso l’utilizzo della tecnica di fototrappolaggio è emersa l’importante funzione svolta dai muretti a secco, “presenze†tipiche e diffuse nel paesaggio agricolo tradizionale del nostro territorio italiano. Per molti taxa animali detti manufatti assolvono a funzioni ecologiche diverse, quali: rifugio, aree di foraggiamento, passaggio o sosta nonché punti ottimali per la termoregolazione.

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Published

19-02-2016

How to Cite

Corti, C., Barbagli, F., Bassu, L., Di Cerbo, A. R., Lo Cascio, P., Sillero, N., Nulchis, V., Ceccolini, F., Paggetti, E., Romano, A., Bazzoffi, P., & Biaggini, M. (2016). Monitoraggio della biodiversità in relazione all’applicazione degli standard di condizionalità: 4.2c, 4.6, 4.3 (olivo). Italian Journal of Agronomy, 10(s1). https://doi.org/10.4081/ija.2015.749